L'idea di progettare e realizzare un laboratorio specifico per la ricerca scientifica in alta quota ha sempre accompagnato il prof. Desio e negli anni anche Agostino Da Polenza.
L'idea di un laboratorio a forma di piramide nacque poi dalle chiacchiere tra Desio, Da Polenza e gli amici Mino Damato e Renato Moro, in uno di quegli incontri che li vedevano riuniti ad un tavolo a parlare di ricerca e divulgazione scientifica, facendo scarabocchi su un pezzo di carta e progettando un programma di reperimento fondi necessari sia alla realizzazione del progetto sia all’effettuazione della campagne di ricerca: trovare sponsor, predisporre un piano di comunicazione e di rientri pubblicitari, manifestazioni, contatti con aziende, con banche, con agenzie di promozione.
E’ così che la cordata iniziò la sua impresa più dura. Damato si prese l’incarico di cercare aziende che avrebbero consentito di buon grado a sponsorizzare l’impresa; Moro si sarebbe occupato della logistica e in particolare dei rapporti con i cinesi, mentre Da Polenza avrebbe coordinato i rapporti con il CNR e con le istituzioni scientifiche italiane e dei Paesi che avrebbero ospitato la Piramide più alta del mondo, insieme al prof. Desio, che dimostrava di avere una grande energia ed un eccezionale entusiasmo per questo nuovo progetto.
Già da qualche periodo due aziende italiane, stavano proponendo al professore una struttura a forma di piramide fatta di vetro, alluminio e acciaio, che doveva essere utilizzata non solo come una sorta di rifugio alpinistico ma anche come laboratorio di ricerca per portare avanti studi nei settori come la meteorologia, idrologia, medicina, etnografia, zoologia e botanica, offrendo ai migliori ricercatori del mondo una base logistica tecnologicamente avanzata a più di 5000 metri di quota.
Un’immensità di energie e di contatti furono necessari per spingere tutti a credere in questa idea e nella sua realizzazione, fin quando, a fine dicembre del 1988, tra dichiarazioni alla stampa, conferenze scientifiche e riunioni, in vista dell’organizzazione della campagna all’Everest prevista per il 1989, venne pubblicato un articolo dal giornalista Zamorani, amico di Desio, su “Il Giornale”, nel quale si annunciava ufficialmente il nuovo progetto italiano ideato dal professore: “….L’insolito laboratorio a quota 5300 metri servirà per ricerche mediche, fisiche e geologiche”.
Questa era forse un’occasione unica per lasciare un segno nella storia della montagna, realizzando un progetto ed una struttura scientifica ad essa dedicata.
Del resto, la volontà di Desio e del presidente del CNR di pubblicizzare al massimo il progetto Ev-K2-CNR, facendolo diventare un simbolo della creatività e della capacità scientifica e tecnologica del nostro Paese, avrebbe garantito una notevole promozione; inoltre la presenza di Desio come uomo-immagine, come mito vivente, espressione di una volontà scientifica positiva e attiva, avrebbe attirato l’interesse della stampa e della televisione non solo nazionali.
Il 17 aprile 1988, alle ore 8, veniva terminata la costruzione della Piramide a Milano, e alle 10 la Fiera veniva inaugurata dal Presidente del Consiglio Ciriaco De Mita. Al centro del sistema fieristico, la Piramide e il prof. Desio riscosse un indubbio successo; il giorno dopo, il progetto Ev-K2-CNR venne presentato nel corso di un’affollatissima conferenza stampa, a cui parteciparono anche i cinesi dell’Accademia della Scienza e il Ministro per la Ricerca Scientifica Antonio Ruberti.
Alla costituzione del Comitato, che avrebbe dovuto sovrintendere alla direzione scientifica del progetto, seguì l’organizzazione di una segreteria con il compito di fornire informazioni e di supportare i vari gruppi di ricercatori dei differenti istituti.
Originariamente, si pensò di collocare la Piramide, completamente autonoma a livello energetico e a impatto ambientale zero, sul versante tibetano del Monte Everest, nella Valle del Tingri, ma nel 1990, grazie a un accordo con l'Accademia di Scienze e Tecnologie del Nepal, risultò più utile e proficuo stabilirsi sul versante nepalese, nel cuore del Parco Nazionale Sagarmatha (nome nepalese del Monte Everest).
L’Aeronautica Militare, che aveva chiesto di partecipare alla spedizione con alcuni suoi ricercatori scientifici e che si era impegnata a trasportare con i suoi aerei tutto il pesante bagaglio della spedizione, all’ultimo momento aveva dovuto ritirarsi, informata dalla nostra Ambasciata che l’atterraggio di aerei militari in Nepal non era consentito senza uno speciale permesso la cui concessione avrebbe richiesto parecchio tempo.
Grazie all’efficace gestione logistica di Agostino Da Polenza e alla collaborazione di alcuni membri della spedizione il nucleo principale, costituito dagli scienziati addetti alle ricerche biologiche, raggiungeva nel tempo prestabilito del programma il campo-base di Labuche, a quasi 5000 metri d’altitudine, quota prevista dai biologi per le loro ricerche, sopra un ripiano morenico sul lato destro del ghiacciaio Khumbu.
Il campo-base era una specie di centrale di smistamento alla quale facevano capo i vari gruppi di ricerca operanti in cinque tende-laboratorio, che hanno ospitato una trentina di ricercatori con cinque guide alpine, cineoperatori e personale di supporto logistico.
Non è stata un’impresa da poco trasportare lassù oltre 3000 Kg di attrezzature scientifiche, qualche decina di Kg di documenti e altri prodotti chimici necessari alle ricerche.
Il Laboratorio, dopo una serie di vicissitudini molto delicate viste le condizioni estreme in cui si operava, divenne operativo nel settembre del 1990, giusto in tempo per ospitare i primi fisiologi. Si cominciò così a gestire una curiosa realtà: una variopinta comunità di scienziati, tecnici, guide e collaboratori nepalesi che formava un villaggio scientifico. Presto la Piramide divenne un punto di riferimento anche per locali e alpinisti che, grazie ai sistemi di telecomunicazione avanzati, potevano inviare messaggi urgenti a Kathmandu.
In ottobre giunse il giorno dell’inaugurazione ufficiale del Laboratorio, ospiti il Primo Ministro nepalese, un alto funzionario del Ronast, l’Ambasciatore italiano a Kathmandu, Agostino Da Polenza e l’incredibile Ardito Desio, giunto all’età di 93 anni, che mai si sarebbe perso un evento simile nonostante i 5000 metri di quota.
Dall'inaugurazione questo fiore all'occhiello per la ricerca scientifica mondiale dalle caratteristiche uniche ed eccezionali, rappresenterà il simbolo di Ev-K2-CNR.