Sono 50 gli eventi organizzatati nel Padiglione Italia a Baku nel corso della 29° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si sta svolgendo a Baku, ma uno solo di questi sarà interamente dedicato alle montagne e ai ghiacciai e con un protagonista bergamasco.
Sabato 16 novembre alle ore 17,30 all’interno del Padiglione Italia a latere dei tavoli istituzionali di Cop 29, verrà presentato "Aree montane e ghiacciai: Attività di ricerca italiane e internazionali per il monitoraggio e la conservazione" un side event organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con L’Aeronautica Militare, l’Associazione EvK2CNR e Il World Meterological Organization.
Il tavolo mira a promuovere le attività di ricerca nazionali e le collaborazioni internazionali sul monitoraggio climatico delle aree montane e dei ghiacciai, evidenziando l’importante impatto che queste hanno sulla cooperazione per lo sviluppo sostenibile e la gestione delle risorse.
Un primo panel sarà dedicato ad attività e progetti in Italia, con un focus sul ruolo dell'Aeronautica, sulla rete di osservazione del CNR nelle aree montane e sul progetto CAI-CNR "Rifugi Sentinelle del Clima e dell'Ambiente". Verranno presentate metodologie di monitoraggio avanzate e strategie di adattamento per affrontare i cambiamenti climatici nelle Alpi italiane.
Il secondo panel esplorerà le attività di ricerca internazionali, comprese le missioni scientifiche dell’Associazione EvK2CNR in Nepal e Pakistan; focus principale il progetto "Ghiacciai e Studenti", nell’ambito del quale è stato prodotto "Il Nuovo Inventario dei Ghiacciai Pakistano".
Sono 13.032 i ghiacciai del Pakistan, ubicati nelle catene montuose del Karakorum, Hindukush e Himalaya, e occupano una superficie di 13.546,93 chilometri quadrati. L’elevazione media è di circa 5000 metri sul livello del mare, e la maggior parte è esposta a nord, dove si trovano a quote inferiori rispetto a quelli esposti a sud (circa 400 metri di differenza).
L’inventario evidenzia sia l’impatto avuto dalla crisi climatica, sia l’importanza di questa riserva di acqua dolce per la popolazione che vive lungo il corso del fiume Indo, il terzo fiume dell’Asia in termini di portata. La maggior parte dell’acqua del fiume proviene proprio dalla fusione di nevi e ghiacci del Karakorum.
Il ghiacciaio più grande del Paese è quello del Baltoro, quello che si sviluppa ai piedi del K2, con una superficie di 756,35 chilometri quadrati. Il Parco Nazionale del Karakorum (CKNP) raccoglie circa il 30% della superficie totale di ghiacciai del Pakistan.
«L'inventario dei ghiacciai del Karakorum pakistano, è stato effettuato in 18 mesi dall'Associazione EvK2CNR, partner dell’UNDP, a cui la Cooperazione Italiana ha fornito le risorse necessarie. Insieme a loro, le Università di Milano e di Cagliari, in collaborazione con l'Università Internazionale del Karakorum e l'Università di Baltistan. Questo è una chiara dimostrazione dell'eccellenza delle competenze scientifiche e operative dei nostri ricercatori applicate alla cooperazione internazionale», ha affermato Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. «Per questo motivo, la nostra attività nelle montagne dell'Asia continuerà con la convinzione rafforzata che, oltre a essere strategiche per l'esistenza del Pianeta, i valori e i linguaggi delle popolazioni di montagna trascendono barriere e confini, mediati da una profonda passione per la natura, la bellezza delle montagne e la scienza».
«Perché realizzare un inventario dei ghiacciai in Pakistan? La risposta è immediata: lo studio e le attività di ricerca in questa regione del nostro pianeta, dove i ghiacciai e l’acqua che rilasciano sono fondamentali elementi di sviluppo per centinaia di milioni di persone, sono strategiche in termini di gestione delle risorse e di salvaguardia ambientale. Stiamo parlando del più grande e importante serbatoio di acqua dolce in Asia», ha affermato Agostino Da Polenza, presidente di EvK2CNR. «La cooperazione multilaterale, in questo caso non sono solo parole o enunciazioni, ma è realtà, fatta di conoscenza e capacità di reazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Le misurazioni della fusione dei ghiacci rappresentano un dato fondamentale per stimare la disponibilità di acqua dolce derivante dal disgelo dei ghiacciai: ricordiamo che i ghiacciai delle catene montuose Asiatiche alimentano i maggiori fiumi dell’Asia, tra cui l’Indo, il Gange, il Chang Jiang e il Mekong e rappresentano quindi un’enorme riserva d’acqua per circa 250 milioni di persone.»
Il confronto tra i dati raccolti nel nuovo catasto e quelli dei primi anni Duemila evidenzia come i ghiacciai del Pakistan siano cambiati in appena un quarto di secolo. Mentre il bacino del Baltoro si presenta tendenzialmente stabile, nel bacino del Palas (nell’Himalaya pakistano) si assiste a un forte ritiro. I dati parlano di un -16% nel corso degli ultimi 20 anni.
In particolare, è stato osservato come la fusione dei ghiacciai sia stata particolarmente elevata nel corso del 2022 e del 2023. In alcune località, tra settembre 2022 e luglio 2023, si sono fusi più di 9 metri di spessore di ghiaccio (ghiacciai di Passu e Ghulkin).
Anche il Coordinatore del Primo Ministro Pakistano per il Cambiamento Climatico, Romina Khurshid Alam, ha espresso chiaramente al sua posizione: «Sono necessarie iniziative che possano contribuire a rallentare il riscaldamento globale per superare gli impatti devastanti del cambiamento climatico sui ghiacciai, sulle montagne, sugli ecosistemi, sui flussi d'acqua, sull'agricoltura, sulla salute pubblica e sull'istruzione», ha spiegato. «Le attività umane sono alla radice di questo fenomeno. In particolare, dall'inizio della rivoluzione industriale, le emissioni di biossido di carbonio e altri gas serra hanno aumentato le temperature, anche più alti ai poli, e di conseguenza i ghiacciai si stanno fondendo rapidamente, staccandosi in mare e ritirandosi sulla terra».
L’evento di Baku toccherà altri punti di interesse che includono le attività di monitoraggio climatico svolte dalla stazione globale GAW-WMO Nepal Climate Observatory-Pyramid, situata a 5079 mt sul versante meridionale del Monte Everest e il progetto di ricerca interazionale riconosciuto dall’UNESCO Ice Memory, che ha il duplice obiettivo di raccogliere e conservare campioni di ghiaccio prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo che potrebbero scomparire o ridursi moltissimo a causa del riscaldamento globale.