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High Summit 2002

 

Premessa

 

HIGH SUMMIT, è stato uno dei principali eventi internazionali del 2002 - AIM, grazie al quale, per la prima volta nella storia, quasi quattrocento ricercatori ed esperti di tutti i continenti si sono incontrati per riflettere sui temi e i problemi della montagna. 

 

Per questo l’evento è stato definito: “la prima multiconferenza transcontinentale interamente dedicata alle terre alte”. High Summit è stato, infatti, ispirato ad un forte spirito di decentramento: non un’unica sede di conferenza, nella quale discutere i problemi di tutte le aree montane del Pianeta, ma diverse sedi continentali (Mendoza, Milano, Trento, Nairobi e Kathmandu), dove i lavori si sono svolti in parallelo, dal 6 al 10 maggio 2002, seguendo identiche linee guida generali (Acqua, Cultura, Economia, Rischio e Politica), affrontate però nelle differenti prospettive di ciascuna area, nel rispetto e nella piena valorizzazione di quella diversità ambientale, sociale e culturale che rappresenta una delle fondamentali ricchezze e risorse delle “terre alte”.

 

I risultati di questa impostazione sono duplici:

La realizzazione di un progetto di tali dimensioni e caratteristiche è stata possibile solo grazie al “network” di enti e istituzioni nazionali e internazionali, costituito da Comitato Italiano per il 2002 AIM, Ministero Affari Esteri della Repubblica Italiana, Regione Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Centro Regional de Investigationes Cientifica y Tecnologicas (CRICYT), United Nations Environment Programme (UNEP) e International Centre for Integrated Mountain Developement (ICIMOD), sotto l’egida delle Nazioni Unite e della FAO.

 

Altro elemento fondamentale per la riuscita di High Summit è stato l’utilizzo delle nuove tecnologie internet e di videoconferenza, che hanno “aperto a tutti” le porte delle conferenze continentali, consentendo potenzialmente lo svolgimento di un dialogo globale sui temi della montagna.

Questa impostazione si è realizzata simbolicamente e concretamente nell’High Summit News, la multi-videoconferenza che ogni giorno, dal 6 al 10 maggio, dalle 14.30 alle 15.30 ora italiana, ha messo in collegamento diretto tutte le sedi di High Summit.

Le registrazioni dell’High Summit News, inoltre, rimangono come testimonianza sintetica ma significativa di High Summit, che verrà utilizzata in altri eventi e convegni, con scopo didattico o informativo, così com’è già avvenuto durante l’Assemblea Nazionale dei Delegati Club Alpino Italiano a Bormio.

 

Nel progetto complessivo di High Summit ha giocato un ruolo fondamentale il coinvolgimento degli esponenti delle istituzioni e degli esperti dai centri di ricerca, inclusi quelli del Comitato Ev-K²-CNR. Mentre i temi trattati singolarmente hanno avuto un’impronta eminentemente scientifica, l’evento, nella sua organicità, ha voluto infine assumere un “taglio” politico, sottolineato in particolare nella giornata conclusiva, completamente dedicata a questo tema. Tutto ciò in vista della destinazione finale dei risultati di High Summit, che hanno rappresentato la base di discussione per il Global Mountain Summit di Bishkek, l’evento politico-istituzionale di chiusura dell’AIM a livello internazionale, nel corso del quale i rappresentanti dei governi e dei comitati nazionali per l’Anno Internazionale, sotto l’egida delle Nazioni Unite e della FAO, hanno redatto la piattaforma per le future politiche per la montagna

 

Nella logica di dare continuità e organicità alla riflessione avviata con High Summit, ciascuna sede continentale ha sintetizzato in un Documento Finale i risultati delle cinque giornate di convegno. Il prodotto di High Summit è dunque rappresentato dai 4 Documenti Finali, che hanno seguito poi un percorso articolato, passando attraverso il Food Summit di Roma, la Conferenza dei Popoli di Montagna di Quito (Equador), il meeting Celebrating Mountain Women di Thimpu (Buthan), e il Global Mountain Summit di Bishkek (Kirgistan).


 

Europa High Summit 2002: Documento Finale

 

Premessa
Nel quadro delle manifestazioni organizzate per l’Anno Internazionale delle Montagne (AIM) il convegno High Summit (HS) ha costituito il momento globale di più spiccato contenuto scientifico. Per cinque giorni, dal 6 al 10 maggio, in quattro continenti, Africa, America, Asia ed Europa, i massimi specialisti delle scienze della montagna hanno discusso con politici e rappresentanti delle istituzioni i grandi problemi di queste aree strategiche del pianeta.

 

Cinque i pilastri simbolici identificati dalla FAO: l’acqua (metafora dell’ambiente), la cultura, l’economia, il rischio e la politica intesa come via per il futuro.

 

L’obiettivo di HS è quello di fornire un’analisi dettagliata dei problemi sul campo, in modo da offrire una guida per le future politiche degli stati aderenti all’ONU in materia di montagna.

 

Grazie alla diffusione su Internet, si può dire che l’intera impresa scientifico-istituzionale planetaria interessata alle questioni delle montagne ha potuto prendere parte a HS.

 

L’incontro è stato organizzato dal Comitato Italiano per l’AIM, che si è assunto la responsabilità di coordinare i lavori di tutte le sedi continentali, oltre che di quelle europee.

 

Per l’accentuata diversità dei problemi e delle soluzioni che caratterizzano ciascuna area continentale si è ritenuto di elaborare quattro diversi documenti finali, che verranno portati quale contributo scientifico all’incontro di Bishkek.

 

Il presente testo raccoglie le indicazioni emerse dal convegno europeo di HS, che si è svolto in tre diverse sedi: Milano, Trento e Gorizia.


Una prospettiva generale

Tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità di concepire la montagna come un bene comune, che, ben oltre le logiche delle popolazioni locali, investe dunque gli interessi dell’intera umanità. In questo senso non può sfuggire la valenza politica che ha investito High Summit, che non a caso ha chiuso i propri lavori dedicando interamente l'ultima sua giornata a questo tema.


I rischi cui oggi appare esposto il mondo della montagna, esaurita la fase della sua esplorazione turistico-sportiva, sono duplici e vanno posti in relazione con i processi di globalizzazione in atto. Da una parte c’è la tendenza a trasformare la montagna in un gigantesco parco dei divertimenti, in un’area di ricreazione a disposizione delle società avanzate europee. Dall’altra sempre più si palesa l’orientamento a concepire la montagna come un mero bene suscettibile di sfruttamento economico.


Dalle relazioni presentate a HS emerge invece come la montagna rappresenti un sedimento di senso dal punto di vista antropologico, religioso, sociale e politico. In particolare la montagna custodisce secoli di elaborazione per ciò che riguarda formule di governo autonomiche, apporti culturali, modelli di gestione delle risorse e del territorio. Di qui le raccomandazioni scaturite dal dibattito, rivolte sia ai governi nazionali, sia agli organismi internazionali, di voler dar corso a specifiche politiche per le montagne e a valorizzare le idee di decentramento e sussidiarietà.

 

Linee guida

Dalle giornate di HS Europa sono emerse tre principi fondamentali destinati a imporsi come le linee guida delle politiche per le montagne:

 

Rispetto

È un atteggiamento di fondo che deve investire questi tre ambiti:

Si tratta di tenere conto delle specificità caratteristiche delle aree di montagna sia sul piano delle concezioni culturali, sia sul piano della gestione del territorio, nella prospettiva della sua tutela e della sua promozione economica.


Valorizzazione

Questidea implica la scelta di modalità di sviluppo del territorio che siano in sintonia con la tradizione locale e nel contempo si misurino con la civiltà di massa e le nuove tecnologie. È stato questo il disegno sotteso agli interventi registrati nella giornata dedicata all’Economia, dominata dalla parola d'ordine riassumibile nella dizione "sviluppo sostenibile".

 

Partecipazione

La montagna non può venire isolata in uno stereotipo, ma deve aprirsi alle dinamiche planetarie. Una sfida, questa, approfondita particolarmente nella giornata conclusiva dedicata alla Politica, ma che ha "tagliato" trasversalmente le discussioni in tutti i giorni di High Summit.

 

Strumenti

Per garantire l’attuazione delle linee guida suesposte sono stati individuati tre livelli di intervento:

 

Nazionale

In questo contesto è necessario promuovere le autonomie e i livelli di decentramento laddove essi siano previste dalle singole carte costituzionali e auspicarne il loro ingresso qualora essi non siano contemplati. E' altresì necessario che venga sollecitato il rispetto delle giurisdizioni locali, attraverso una fattiva applicazione del principio di sussidiarietà.

 

Intranazionale

In questo comparto bisogna favorire la nascita di enti intermedi che abbiano ambiti di giurisdizione propria, indicata e garantita dagli stati nazionali, in modo da regolare atttività economiche e culturali per regioni territorialmente omogenee. In questo modo si potrà dare vita a inediti collegamenti tra le zone di montagna contigue (oggi rispondenti a legislazioni nazionali completamente diversi), ottenendo un’omogeneità nello sforzo di tutela, promozione e sfruttamento dei patrimoni ambientali.

 

Internazionale

A questo terzo livello si può contemplare l'istituzione presso l’Onu di un coordinamento stabile delle politiche internazionali per le montagne, in grado di costituire, in prospettiva, un organismo di garanzia e collegamento a livello generale e planetario. Esso dovrà mantenersi in contatto, attraverso idonee forme di rappresentanza, con l'organismo assembleare dell'ONU.

 

Acqua

Giudicata unanimemente la risorsa fondamentale ben al di là delle aree geografiche delle montagne, l’acqua costituisce oggi un elemento sottoposto a rischio a causa delle variazioni climatiche in corso. A ciò si aggiungono i problemi introdotti nell’ecosistema delle acque dagli interventi dell’uomo, siano essi legati alle modificazioni dell’ambiente, al traffico, al turismo o allo sfruttamento idroelettrico. In tutti i casi si è evidenziata l’urgenza di un assiduo monitoraggio delle situazioni in atto.

 

Da alcune relazioni è emersa la necessità di tutelare le riserve idriche fin da quei colossali depositi primari che sono i ghiacciai, a maggior ragione in un’età in cui essi appaiono in fase di risoluto regresso. Ma essi stessi rappresentano a un tempo risorsa e pericolo, in quanto, se sono preziose riserve d’acqua dolce, possono costituire una minaccia per le comunità che risiedono ai loro piedi. A tale proposito sono stati presentati dei progetti europei di ricerca per il monitoraggio del rischio glaciale.  

 

È stato poi posto in rilievo come l’acqua rappresenti una risorsa da governare sia sotto il profilo della gestione dei fiumi e dei bacini imbriferi, sia per le potenzialità di sfruttamento turistico che reca con sé.

 

Nel corso della giornata dedicata all’acqua è stata anche indagata la tematica della sua trasformazione in energia. In tale contesto è stato posto il problema della gestione sostenibile delle risorse idriche, distinguendo risolutamente i vantaggi per le comunità della pianura e i disagi per le comunità montane. Da più parti è stata auspicata la ricerca di un equilibrio nello sfruttamento di tale risorsa e la possibilità di intervento dei soggetti locali nelle politiche energetiche. Di qui l'indicazione di proseguire sulla strada di rompere i monopoli e le concentrazioni dello sfruttamento idric, e di promuovere forme di governo e di controllo a livello locale dello sfruttamento di questa importante fonte di energia rinnovabile.

 

Da ultimo è stato rilevato che una mancanza di equilibrio nello sfruttamento dell’acqua può trasformarsi in un elemento di diseguaglianza e quindi di conflitto sociale. Ciò in riferimento, soprattutto, a quelle zone del mondo nelle quali l'acqua scarseggia e il controllo delle sue fonti può scatenare vere e proprie guerre di proporzioni preoccupanti.

 

Cultura
Il grande tema sottolineato da tutta una serie di interventi è quello dell’identità. Una delle proposte più feconde per le sue implicazioni politiche è consistita nella riconversione del concetto di identità in quello di differenza, allontanando in tal modo il fantasma dei conflitti che hanno insanguinato negli anni recenti anche gli scenari europei.

La montagna può guardare al futuro solo se custodisce gelosamente la propria differenza, non solo sul piano biologico e ambientale, ma anche su quello culturale.

 

In questa logica assume un valore strategico il discorso sulle lingue di minoranza. Territorio ristretto, ma frammentato e ricco di peculiarità linguistiche ed etniche, la montagna si è rivelata uno scrigno capace di tramandare il valore della differenza. Ma occorre che la battaglia per la tutela delle lingue e delle etnie si giochi in campo aperto, evitando le difese arroccate e accettando invece il confronto con le dinamiche della cultura internazionale. Bisogna che strumenti giuridici sia locali, sia nazionali e internazionali, vengano messi in campo per incentivare la nascita di istituti di ricerca, fondazioni e musei in grado di valorizzare le culture di montagna, superando definitivamente il pregiudizio e il rischio dell'autoreferenzialità.

 

Questo ha peraltro consentito, come è stato posto in luce da alcuni interventi, di uscire sulla scena internazionale e di proporre la montagna come luogo in cui si possono condurre esperimenti pilota e ricerca scientifica a livello elevato. Tipici i casi del Cern di Ginevra o del Sincrotone costruito presso Grénoble.

 

Si è anche rilevato come un punto di passaggio importante sia stato porre la montagna stessa come oggetto d’attenzione scientifica. Solo uscendo dalla prospettiva del colonizzatore e ponendosi in quella dell’uomo della montagna è stato agevole cogliere tempi e dinamiche di culture solo apparentemente immobili. È stato così possibile valorizzare le culture dell’alta quota anche tramite l’avvio di progetti di ricerca sul territorio e l’istituzione di centri museali, che ne raccolgono e ne organizzano i patrimoni, promuovendone la conoscenza. Una relazione ha anzi sottolineato come la cultura sia oggi da ritenersi una competenza fondamentale alla base di un turismo sostenibile.

Sul piano politico una serie di incentivazioni giuridico-economiche e la creazioni di enti funzionali dedicati a questo scopo potrebbero accelerare e sviluppare questo processo.

 

In alcuni passaggi si è sottolineato come proprio la realizzazione di strutture museali abbia permesso di ripensare la storia di molti luoghi di montagna che trovano la loro identità nell’essere luoghi transfrontalieri, dunque occasioni di incontro e contaminazione fra culture diverse, piuttosto che punti di divisione e di conflitto.

 

Nel corso della giornata, il punto di vista di chi in montagna da sempre vive si è affiancato quello dei cittadini, che nella montagna hanno identificato un mito di sport e ricreazione. In tal senso è stato riconosciuto il ruolo ormai più che secolare svolto dai club alpini, sia localmente che nella loro articolazione sovranazionale. Ancora oggi a essi spetta una funzione primaria nella promozione e nella gestione del mondo della montagna.

Anche queste realtà, nel contesto di un discorso ampio sulla sussidiarietà, dovrebbero essere valorizzate di più, rappresentando spesso il tramite per lo sviluppo di servizi non gestibili in mano pubblica.

 

Economia

Si è partiti dalla constatazione che l’economia di montagna si presenta con caratteri propri ben definiti, fra cui l’assenza della grande industria e della distribuzione di massa. Ogni possibile progetto di sviluppo deve passare attraverso il rispetto di questa peculiarità, che fa della montagna un unicum anche dal punto di vista economico.

 

Le economie di montagna postulano una capacità tecnica e artigianale che va recuperata e valorizzata a tutti i livelli. Tra i campi di maggiore interesse, in vista soprattutto delle problematiche dello sviluppo sostenibile, sono stati identificati l’agricoltura e l’artigianato. In entrambi queste aree di attività ha preso forma una tecnica che ha consentito la realizzazione di prodotti di grande qualità. Oggi la questione posta da più interventi è quella di coniugare questa tradizione preziosa e fragile con le nuove tecnologie e con il mercato dei grandi numeri. L’avvento delle biotecnologie in agricoltura e della produzione su larga scala dei prodotti artigianali rischia di mettere in crisi un tessuto economico che ha fatto della qualità e della limitazione il suo marchio caratteristico. La tutela dei piccoli ecosistemi di organizzazione economica diventa dunque oggi una priorità che si impone, non solo nell’interesse delle comunità montane.

In questo senso è stato rilevante l'intervento del Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, che ha illustrato come proprio il sostegno a questa linea di sviluppo rappresenti una priorità nell'agenda politica della Comunità Europea.

 

D'altro canto, si è però affermato che questi modelli di sviluppo economico possono e debbono essere messi in relazione con lo sviluppo tecnologico della contemporaneità e con quelle logiche di mercato che ne garantiscono la competitività. È a queste latitudini che si impongono le scelte di sviluppo che, pur non negando la tradizione, dovranno nutrirsi nei campi emergenti delle tecnologie «leggere» e, ben oltre lo spontaneismo dello spirito cooperativo, dovranno inaugurare nuovi modelli di investimento e di collaborazione tra pubblico e privato.

 

In questo quadro la vera variabile di rischio, nello specifico dell’economia alpina, è rappresentata dai trasporti. Se da un lato la praticabilità delle zone di montagna diviene una necessità oggi assoluta, dall’altro l’apertura indiscriminata a volumi di traffico non sostenibili può ingenerare una crisi senza ritorno.

La politica europea dei trasporti, è stato sottolineato da autorevoli interventi di uomini politici, non può non rispettare parametri stabiliti di comune accordo con i Paesi più direttamente interessati.

 

Con la stessa logica deve essere affrontato il problema del turismo, al centro di alcuni contributi di HS. In particolare si è mirato a fornire indicazioni per lo sviluppo di un turismo invernale più attento ai valori ambientali e culturali, a infrastrutture alberghiere capaci di inserirsi armonicamente e, nel contempo, offrire attività che tornino a rendere competitiva la vacanza in montagna. In tal senso appare urgente rilanciare il turismo alpino sul mercato globale, sottolineando modelli e filosofie di vita radicalmente alternativi rispetto alla condizione urbana.

 

Rischio

Si è puntata l’attenzione principalmente su due tipi di rischio: quello idro-geologico e quello sanitario.

 

Nel primo caso è stata evidenziata la stretta relazione fra dinamiche insediative e fattori di rischio ambientale. Accanto a un buon senso legato all’esperienza delle genti di montagna e alla loro secolare capacità di assuefarsi al rischio, è stato rilevato come oggi sia fattibile monitorare e prevedere gli eventi calamitosi anche mediante strumentazioni tecnologicamente avanzate e proiezioni statistiche che consentono tempi di previsione molto lunghi.

 

In base a questi dati è possibile elaborare veri e propri modelli di sviluppo territoriale, che simulino gli effetti di scelte ambientali, produttive ed insediative operate dalla collettività. Ciò appare ancora più vero se rapportato a quell’accezione di rischio inteso in senso proprio: all’ipotesi cioè di catastrofi o eventi naturali che riguardino l’aspetto strettamente idro-geologico.

 

Dagli incontri di HS è emersa con grande evidenza la possibilità di ridurre ormai il fattore sorpresa nella maggior parte delle calamità che possono verificarsi in montagna, soprattutto la possibilità di mettere a punto modi e tecniche di intervento assolutamente efficaci. Da più parti è stato auspicato che le politiche di contenimento del rischio abbraccino un orizzonte sovranazionale, in modo da poter coordinare risorse e uomini di là dalle appartenenze territoriali. Un esempio avanzato si registra per ciò che concerne la realtà dell’arco alpino, che ha fatto passi in avanti notevoli in queste direzioni.

 

Nel secondo caso, quello del rischio sanitario, l’attenzione si è rivolta sia alle popolazioni locali, sia agli appassionati degli sport di montagna. Verso le prime si rivolgono progetti di telemedicina e di gestione dell’urgenza sanitaria, che, offrendo garanzie adeguate agli utenti, permettono a chi vive in montagna di mantenere il presidio del territorio, con tutte le benefiche ricadute ambientali ed economiche del caso.

 

Un discorso diverso deve invece essere affrontato per i turisti e gli alpinisti. Il fatto stesso che masse sempre più ampie di appassionati si riversino in quota pone il problema di una soluzione razionale ed efficiente, in modo da poter agire sulle patologie dell’altitudine e sugli altri disagi ed eventi traumatici che ne conseguono.

 

Accanto a questi due temi principali si sono presi in considerazione altre ipotesi di rischio. Proprio nel quadro di un turismo di massa e in riferimento alla prevenzione e al soccorso alpino, è stata rilevata la necessità di diffondere una cultura della sicurezza in montagna che responsabilizzi gli utenti, evitando un ricorso indiscriminato alle nuove tecnologie, fra l’altro spesso economicamente inaccettabile per le collettività.

 

Questa stessa cultura della montagna ha ispirato le nuove normative che regolano lo smaltimento dei rifiuti nei rifugi alpini, dettando le modalità e le tecniche oggi accessibili nel rispetto dell’ambiente.

 

Politica

Il punto di partenza è rappresentato dalla constatazione che le popolazioni di montagna hanno origini e caratterizzazioni assolutamente legate a un territorio ben identificato. Il nesso tra terra ed etnia diventa qui strettissimo. Tuttavia la montagna è da sempre una realtà transfrontaliera in contiguità e collegamento con culture diverse. E la caratteristica peculiare data dalle ridotte dimensioni delle comunità residenti ha consentito convivenze armoniche tra maggioranze e minoranze etniche, linguistiche e religiose.

 

È stato posto in luce da alcuni relatori come gli Stati non sempre siano riusciti ad assumere nell’organizzazione dei poteri costituzionali le autonomie tipiche delle zone di montagna. Si è rilevato che le idee di decentramento e di sussidiarietà non sono state sempre di facile attuazione e appare decisiva in campo continentale l’azione generale della Convenzione per una Costituzione Europea, che tenga conto della specificità delle montagne presenti nel territorio dell’Unione.

 

D’altronde è nella cornice istituzionale nazionale ed europea ben equilibrata nei suoi poteri e nelle sue prerogative che i governi locali e le autonomie rappresentative della montagna possono trovare la loro giusta dimensione.

In questa prospettiva è stata proposta - da parte del Ministro per gli affari regionali italiano, La Loggia - l'istituzione di un Osservatorio della montagna, in grado di orientare l'azione politica del governo centrale e di metterla in sintonia con l'azione delle giurisdizioni locali.

 

Alcuni relatori hanno sottolineato come le realtà di montagna, che spesso sono anche realtà di confine, rappresentino un investimento per la comunità nazionale e per quella europea. In esse infatti si possono sperimentare forme di organizzazione e livelli di autonomia più avanzati che in altri luoghi o in altri quadranti del panorama nazionale.

In questo quadro il Presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, ha proposto l'istituzione di una macro-regione alpina - dalla Savoia alla Slovenia - nella quale questa pluralità di organizzazioni sociali e politiche possano trovare una sintesi politica compatibile con la compresenza delle giurisdizioni nazionali.

 

Per questa via è stato posto il problema di una possibile costruzione dell’Europa, che si nutra di questa contiguità «euroregionale» di piccole comunità locali coordinate in un contesto continentale nuovo: la macroregione alpina, in questa prospettiva, non sarebbe che un primo passo nella ridefinizione del volto di una nuova Europa.

 Il presidente della Commissione europea Romano Prodi ha insistito sull’idea di un’unità dell’antico continente fondata, non sulla semplice sommatoria dei suoi Stati, ma sulla valorizzazione delle diversità che da sempre contraddistinguono i nostri popoli e le nostre città.

 

Il paradigma del piccolo, ha sostenuto Prodi,  può diventare il filo conduttore che apre al futuro: in questo futuro la montagna e le sue secolari organizzazioni sociali e politiche assumono non solo un significato simbolico, ma divengono un esempio concreto cui attingere.

 

Di là dal contesto europeo, questo è sembrato un messaggio da rivolgere all’assemblea delle Nazioni Unite, perché contiene una prospettiva di carattere generale. Comune infatti a tutti i continenti che hanno discusso HS è una persuasione: la montagna custodisce un patrimonio di differenze e un principio identitario forte, che attendono un riconoscimento, ancor più prezioso nell’età del mercato globale.

 

 

Asia High Summit 2002 - Linee Guida

 

Premessa

Dal 6 al 10 maggio 2002, si è tenuta a Kathmandu, in Nepal, la videoconferenza High Summit Asia, una dei quattro convegni svoltisi contemporaneamente in Africa, Europa e America Latina, alcuni dei quali trasmessi in diretta e tutti collegati in videoconferenza per il notiziario High Summit News. Si è trattato di un evento continentale per celebrare iI 2002 Anno Internazionale delle Montagne (AIM) dichiarato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il convegno è stato coordinato a livello locale dall’International Center for Integrated Mountain Development (ICIMOD) e sponsorizzato dal Comitato Italiano per il 2002 Anno Internazionale delle Montagne e dalla FAO.

 

Vi hanno preso parte più di 100 partecipanti provenienti da oltre 20 nazioni, tra cui rappresentanti della Turchia, Iran, Russia, Kyrgyzstan, per quanto riguarda l’Asia Occidentale; dal Pakistan, India, Nepal, Bhutan, e Bangladesh, per l’Asia Meridionale; dalla Cina, Myanmar, Malaysia, Giappone, Filippine, e Australia per l’Asia Orientale e per l’area del Pacifico, oltre a partecipanti dal Nord America e dall’Europa.

Un gruppo diversificato di professionisti, membri di organizzazioni impegnate nella ricerca, nell'elaborazione di strategie politiche e nell’implementazione di programmi specifici, si sono incontrati per discutere sulle problematiche, le sfide e le opportunità dei popoli e delle risorse delle aree montane, e delle comunità che da esse dipendono, nelle regioni asiatiche e del Pacifico.

 

I tre obiettivi principali di High Summit Asia 2002 sono stati:

 

  1. discutere il problema della povertà e del degrado delle risorse ambientali, questioni che le popolazioni di montagna devono affrontare quotidianamente,  cercando di proporre soluzioni attuabili;

  2. facilitare la cooperazione transnazionale e lo scambio di idee e identificare politiche che riconoscano l’importanza della tutela del patrimonio ambientale montano attraverso lo sviluppo sostenibile delle aree e delle comunità di montagna;

  3.  produrre un documento politico sullo sviluppo futuro delle aree montane dell’Asia, in vista del Global Mountain Summit di Bishkek, in Kyrgyzstan, che avrà luogo dal 29 ottobre al 1 Novembre 2002. Il documento risultante potrebbe contribuire allo sviluppo di una documento globale o di un piano d’azione sulla montagna.

 

Durante il convegno, della durata di cinque giorni, i primi quattro sono stati dedicati alla presentazione di relazioni, alla loro discussione e a un compendio delle tematiche riguardanti quattro pilastri: acqua e risorse naturali (sfruttamento e gestione sostenibile), cultura (rischi, adattamento e gestione del rischio), economia, (povertà, sviluppo economico e sociale e limitazioni culturali) e rischio (diminuzione del rischio). L’ultimo giorno è stato dedicato alla discussione di linee guida politiche riguardanti lo sviluppo sostenibile delle regioni montane asiatiche.

 

In Asia, continente in cui si trovano le montagne più alte della terra, quasi tutti i paesi possiedono ampie regioni montane. In molte di esse, gli ecosistemi montani forniscono mezzi di sussistenza sia a centinaia di milioni di persone che le abitano, sia ai milioni di persone che vivono a valle e in pianura. Tali regioni sono caratterizzate da una notevole varietà di ambienti naturali, culture, sistemi politici, e da livelli diversificati di sviluppo socio-economico. Questa varietà rende difficile ogni generalizzazione. Nondimeno, i partecipanti hanno raggiunto un accordo su di una serie di problemi e opportunità, elaborando una piattaforma di obiettivi comuni e dei piani d’azione:

 

Punti in comune concordati per le aree montane dell’Asia:

 

Sfide 

Opportunità 

 

A partire da questa base comune, High Summit Asia si è concentrato sulle molte opportunità offerte dagli ecosistemi montani e dalle popolazioni montane di fornire indicazioni significative e modifiche alle politiche esistenti.

 

La caratteristica resistenza della gente di montagna, il vasto bagaglio di conoscenze di cui dispongono le popolazioni indigene e la loro capacità di trovare soluzioni a partire dalla realtà delle comunità montane e che quindi ben si adattano alle caratteristiche di tali ambienti, sono elementi che hanno dimostrato come, in molte aree montane, vi siano le premesse per una vita più prospera, meno soggetta a rischi ambientali e maggiormente sostenibile. Esistono provvedimenti, a lungo e a breve termine, che possono essere adottati a livello globale, regionale, nazionale e locale, così come in modo settoriale. Strategie politiche e programmi innovativi, possono migliorare  il rapporto tra le terre alte e le pianure e sviluppare processi che possano portare a una maggiore sicurezza, benessere e ad una miglior tutela del patrimonio montano, fattori da cui dipende il futuro di buona parte dell’Asia. I partecipanti ad High Summit Asia credono che esista una speranza per la gente e per l’ambiente montano e che le questioni più critiche possano essere contrastate coinvolgendo un ampio spettro di organizzazioni, di popoli di montagna e di pianura, nello sviluppo di progetti sostenibili, a lungo termine. Di seguito sono indicate alcune linee guida, da poter utilizzare a livello globale, regionale e nazionale funzionali all’ implementazione dello sviluppo sostenibile nelle zone montane.

 

Ecco di seguito indicazioni specifiche a livello politico, basate sui cinque temi di High Summit Asia:

 

Acqua (Natura e Sviluppo)

 

Bacini Imbriferi e Gestione delle Risorse Naturali:  

 

Energia idroelettrica:  

 

Cultura (Valori e Conoscenze)

 

Sapere indigeno: 

La condizione femminile e giovanile:  

Sviluppo umano e sociale:  

Economia (Fattori di sviluppo)

 

Equità e Legislazione: 

Compensazione ambientale:  

Rischio (capire l’importanza della prevenzione)

 

Contenimento del pericolo e riduzione del rischio:  

Politica (guardare avanti) 

Conclusione

 

Molte delle raccomandazioni citate sopra sono di difficile applicazione. Richiedono infatti negoziati e compromessi tra interessi e valori in competizione. Richiedono la volontà di investire maggiormente nelle regioni montane e di affidare alle popolazioni locali assetti territoriali preziosi come le foreste, le terre da pascolo e l’acqua, introducendo una maggiore trasparenza che garantisca condizioni di equità per le famiglie povere, le donne e i gruppi socialmente discriminati. Richiedono il devolvere più autorità e risorse alle istituzioni locali per gestire servizi e investimenti Richiedono l’adattamento a ecosistemi e contesti nazionali diversi.  Richiedono valutazioni più critiche delle realtà montane da un punto di vista sociale e fisico e il supporto di tutti gli stakeholders (di montagna e pianura) nello sviluppare accordi in vista di uno sviluppo sostenibile a lungo termine.

 

I partecipanti a High Summit Asia credono che sia possibile migliorare le condizioni di vita della gente e tutelare l'ambiente montano, superando le difficoltà e assicurando il supporto di un’ampia gamma di organizzazioni e individui. Le linee guida succitate dovrebbero essere adattate a piani specificamente intesi per le montagne dell’Asia. Il prossimo passo di fondamentale importanza riguarda lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna dell’Asia.

 

Suggerimenti per il futuro

 

 
 

Un invito all’azione: La Dichiarazione di Nairobi

 

Premessa

Decisori, scienziati, agenzie per lo sviluppo, progettisti e tutti coloro che utilizzano le risorse delle montagne africane, hanno operato finora per favorire lo sviluppo sostenibile delle Montagne Africane. L' Anno Internazionale delle Montagne costituisce un'opportunità per condividere ciò che è stato fatto fino adesso e per rinnovare l' impegno per lo sviluppo sostenibile delle aree montane. 

 

La conferenza High Summit Africa, svoltasi dal 6 al 10 maggio sotto l'egida dell'UNEP (United Nations Environment Programme), è stata organizzata in collaborazione con  UNEP- Global Mountains Program, Mountain Forum Africa (MFA) e African Mountains Association (AMA) ed ha riunito rappresentanti di comunità di montagna, governi, organizzazioni non governative, gruppi di ricerca e società civili delle diverse regioni di montagna del continente.

 

Questo evento è parte di un più ampio processo teso a rafforzare e rinnovare il nostro impegno per promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree montane africane. Dopo molte disussioni siamo giunti alla definizione di una Dichiarazione di Nairobi: un invito all’'azione per l'implementazione dello sviluppo sostenibile delle regioni montane africane. 

 

Dichiarazione di Nairobi sullo sviluppo sostenibile delle regioni montane africane

 

Noi, partecipanti alla conferenza High Summit Africa-, svoltasi a Nairobi dal 6 al 10 maggio 2002,

 

considerando che:

 

…e considerando d’altra parte che:

 

...riconoscendo anche che:

Fa richiesta urgente di un piano d'azione concertato , che coinvolga tutti gli interessati sia a livello locale che  continentale.

 

Noi stakeholder  del territorio montano, proponiamo che:

Più apertamente, la Dichiarazione di Nairobi raccomanda il sostegno ad iniziative volte a:

 

In ambiti quali la politica, la governance, le organizzazioni e il quadro  legislativo:

1  riconoscere i contributi degli ecosistemi e delle comunità montani ai territori di pianura circostanti attraverso delle compensazioni (ripartizione di risorse e ricavi);

2  assicurare alle comunità di montagna il diritto alla tutela del proprio territorio attraverso lo sviluppo di politiche e leggi che tengano conto dei loro diritti invece di escluderli;

3  facilitare il decentramento dei poteri attraverso politiche armoniche che affrontino le particolari necessità delle aree di montagna;

4  ratificare trattati e convenzioni regionali e transnazionali che regolino la divisione delle risorse tra comunità di montagna e pianura e tra le diverse nazioni.

 

In ambiti quali la tutela ambientale, lo sviluppo e i mezzi di sostentamento

1   promuovere piani d'azione e modalità d’approccio olistici per la tutela delle risorse naturali;

2  incoraggiare l’ agricoltura sostenibile e le pratiche forestali nell’interesse di una maggiore sicurezza alimentare, sociale, economica ed ambientale;

3 creare partnership collaborative che aiutino ad aumentare la produttività e la redditività dello sfruttamento territoriale tutelando il territorio;

4 fornire delle alternative agli attuali mezzi di sostentamento che danneggiano l'ambiente (quali ad esempio l'ecoturismo).

 

In ambiti quali le infrastrutture e il rischio

1  migliorare la comunicazione, il trasporto, le infrastrutture per l'energia rinnovabile (piccoli impianti idroelettrici) e altri servizi rilevanti nelle regioni di montagna;

2   ridurre l'incidenza del rischio nelle aree di montagna  attraverso l'identificazione delle situazioni di pericolo, misure e sistemi di pre- allarme  e il potenziamento della capacity building  per affrontare in modo adeguato le situazioni d'emergenza.

 

In ambiti quali la ricerca, l'istruzione e la divulgazione:

1  finanziare la ricerca applicata e strategica in modo che ne siano avvantaggiati  a livello decisionale, coloro che utilizzano le risorse montane, progettisti, operatori dello sviluppo e decisori;

2  stabilire comunicazioni transcontinentale e collegare “centri di sapere” sulla montagna, per uno scambio delle esperienze, per la creazione di competenze, sensibilizzazione e perorazione di cause a favore della montagna.

 

In ambito culturale

1  utilizzare la diversità culturale per lo sviluppo sostenibile (economico e sociale);

2  potenziare le comunità locali e le loro istituzioni tradizionali e culturali;

3  valorizzare il ricco e diversificato sapere tradizionale delle comunità montane.

 


 

America Latina High Summit 2002: Documento Finale

 

1 - Premessa

In occasione di High Summit, evento dell'Anno Internazionale delle Montagne, scienziati e altri esperti coinvolti in iniziative per le montagne si sono incontrati con l'obiettivo di discutere in modo esauriente la condizione in cui versano questi territori e le tematiche relative allo sviluppo sostenibile delle popolazioni montane.

Nella maggior parte dei casi la discussione si è focalizzata sugli aspetti ambientali a causa della stretta connessione tra le montagne e l'acqua, il clima, la biodiversità, il paesaggio e altri aspetti legati alla disponibilità delle risorse. Molti contributi sono stati presentati, non soltanto con l'intento di avanzare proposte scientifiche, ma anche allo scopo di aiutare i decisori a proporre strategie e a promuovere soluzioni atte a migliorare i programmi di sviluppo per il futuro delle aree montane. Temi ampi come acqua, cultura, economia, rischio e politica sono stati affrontati in modo trasversale, mettendo in evidenza l'importanza di un approccio interdisciplinare e comparativo.

 

2 - Elementi trattati in modo prioritario nelle relazioni

I 95 articoli presentati alla conferenza HS di Mendoza, Argentina, testimoniano come nelle riflessioni sulle tematiche relative alla montagna venga generalmente data più importanza all'aspetto naturalistico che a quello sociale. La maggior parte degli approfondimenti hanno inoltre privilegiato un approccio globale. Riteniamo anche necessario fare riferimento ad alcune lacune, che prospettano la necessità di ulteriori, doverosi, approfondimenti per il futuro. Un esempio riguarda l'assenza di studi sulle città di montagna.

Nonostante le relazioni non abbiano trattato, tranne che in alcune eccezioni, aspetti più pragmatici, quali ad esempio la definizione di politiche pubbliche, i dibattiti hanno però portato alla formulazione di alcune proposte.

 

Acqua

 

a)  Aspetti considerati

Il tema acqua è stato affrontato evidenziando la sua importanza e il suo impatto in quanto risorsa naturale, sotto forma di riserve idriche sotterranee, accumuli di neve e prendendo in considerazione fenomeni specifici di precipitazioni come El Niño, che hanno danneggiato molti ecosistemi andini. L'acqua è considerata risorsa vitale per la sussistenza degli ecosistemi e degli allevamenti tradizionali che da essi dipendono, come ad esempio quelli dei camelidi. L'acqua, in quanto eredità culturale e in quanto concetto, è stata inclusa in analisi molto dettagliate e in alcune relazioni è stata presa in esame la necessità di considerare il suo utilizzo sostenibile alla luce del suo intenso sfruttamento e dell'impatto negativo, della necessità della sua purificazione e del suo rapporto con lo sviluppo urbano. La qualità dell'acqua avrebbe anche ripercussioni dirette sul funzionamento e sulla produttività degli ecosistemi agricoli. In un caso specifico, la salinità dell'acqua costituisce una minaccia reale. Due relazioni hanno approfondito il tema della gestione delle risorse idriche e un altro la legislazione ad esse relativa.

 

Gli studi realizzati hanno rivolto l'attenzione sulla riduzione progressiva dei ghiacciai, supportata da prove concrete. La dendrocronologia ha portato dati aggiuntivi riguardanti il fenomeno già conosciuto dell’aumento del livello di riscaldamento della terra nel XX secolo. A questi studi sulla temperatura delle regioni andine e della Terra del Fuoco se ne aggiungono altri riguardanti le Ande tropicali a Nord. In entrambi i casi ci sono diversi indicatori delle conseguenze di questo fenomeno sull'ambiente naturale e sulle condizioni di vita dell'uomo. La diminuzione e la perdita di volume dei bacini continentali di acqua dolce è nell'ordine del 50% in un secolo. Questo fatto, assieme ad una diminuzione delle precipitazioni, evidenzia l'impatto dei cambiamenti globali le cui conseguenze sono in generale negative, specialmente nelle zone aride e semi aride, particolarmente dipendenti da bacini di acqua dolce. La ridotta disponibilità di acqua nel tempo e nello spazio ha un’incidenza sulla distribuzione e la struttura degli ecosistemi andini, come nel caso della diminuzione di questo elemento nelle foreste e della sua variazione in seguito alla presenza di precipitazioni in aree di transizione. D'altra parte è ormai comprovata l’avanzata di foreste nelle regioni alte del freddo sud a causa del lieve aumento nella temperatura. Molta attenzione è stata anche dedicata alla controversia concernente le attività umane, in modo particolare a quella relativa alla produzione di Co2 nel processo del cambiamento climatico a livello globale.

La mancanza di acqua dolce ha anche una grande incidenza sugli ecosistemi in generale e su quelli agricoli della regione andina, che in alcuni casi non diamo ancora in grado di prevedere. E' importante considerare che al momento attuale molte città andine hanno difficoltà nel soddisfare il loro fabbisogno di acqua dolce, che diverrà estremamente critico in un futuro non distante, quando si verificherà una diminuzione significativa ed effettiva dell'acqua. E' anche prevedibile una ripercussione sulle foreste tropicali nel bacino amazzonico, nel Pacifico e nei Caraibi, poiché i fiumi di queste zone sono alimentati dalla catena delle Ande.

 

b) Aspetti da approfondire

Abbiamo percepito in molti ambiti delle lacune o meglio la necessità di approfondire alcuni settori.

E' importante menzionare la mancanza di foraggio naturale nelle "bofedal", aree dell'altopiano boliviano (high plateau) in seguito a un diverso utilizzo delle risorse idriche, in particolare per attività di estrazione mineraria o per coltivazioni ad altezze inferiori. Questa situazione tra l'altro porta alla luce conflitti crescenti e tensioni sociali dovute alla scarsezza di tali risorse, soprattutto negli ecosistemi dei territori più alti in cui vi sono insediamenti umani millenari. E' anche possibile constatare l'esistenza di una competizione tra l'uso dell'acqua in agricoltura e in ambienti urbani, essendo tale risorsa vitale per l'irrigazione e per la tutela di raccolti ancestrali. La mancanza d'acqua condiziona negativamente la produzione, la disponibilità di cibo e la stessa sopravvivenza delle popolazioni di montagna. Il problema creato dalle dispute e dai conflitti sulla gestione e l'utilizzo dell'acqua merita un ulteriore approfondimento.

Sono stati trattati, in modo marginale, aspetti del rischio, concernenti l'elemento acqua e i pendii delle montagne, come alluvioni, smottamenti ecc. Tali aspetti sono molto forti e onnipresenti e sempre collegati allo sviluppo verticale dei territori e alla gravità.

Il ben noto rapporto tra acqua e cultura nella regione delle Ande non è stato trattato. E' stata comunque evidenziata l'importanza di altri tipi di analisi, come ad esempio quello riguardante l’aspetto colturale dell'acqua in quanto risorsa connessa alle attività umane o ai piani d’irrigazione e il ruolo dell'acqua nell'organizzazione sociale. Tutto ciò fa parte di un ethos diverso e di un'altra prospettiva sulla realtà.

Il dibattito sulla privatizzazione delle risorse e sulla redazione di strategie politiche per la regolamentazione del suo sfruttamento è stato trattato in modo estremamente parziale. E' stata fatta presente l'importanza di una discussione complessiva sulle future implicazioni di tale argomento. E' stato inoltre segnalato come una delle conseguenze della privatizzazione dell'acqua sarebbe la creazione di monopoli da parte dei settori più ricchi, a discapito dei piccoli coltivatori che vedrebbero minacciate le loro produzioni e la loro sopravvivenza.

 

c) Spunti per politiche e programmi

E’ stata avanzata la proposta, funzionale all'elaborazione di politiche pubbliche e azioni programmatiche, che gli ecosistemi montani e in particolare quelli relativi al rifornimento d'acqua non siano isolati, ma che vi sia un'integrazione tra territori a diverse quote sul livello del mare. In tutti i casi sarebbe importante determinare con esattezza la pertinenza di qualsiasi metodo di gestione esistente delle risorse idriche.

Sono necessarie anche politiche a livello globale, assieme a un'organizzazione multi settoriale.

E' pure necessario promuovere una nuova coscienza dell'elemento acqua in quanto risorsa vitale, culturale e limitata.

Sarà inoltre importante definire quali istituzioni si occuperanno di regolamentare l'acqua in quanto risorsa. L'acqua deve essere considerata molto seriamente in conseguenza del fatto che essa rappresenta un elemento di sostenibilità essenziale e una ricchezza di pubblica utilità.

E' necessario chiarificare e rendere più specifici tali criteri. L'acqua non deve essere considerata semplicemente alla stregua di una merce, ma è anche un elemento spesso ignorato i cui aspetti sono legati alla cultura e all’identità collettiva.

C'è una forte determinazione a integrare i dibattiti e le proposte di HS 2002 riguardanti l'acqua con le considerazioni di CODESAN e con le indicazioni provenienti dai popoli,che verranno avanzate dal Secondo Convegno Mondiale delle Popolazioni di Montagna di Quito, per poi sottoporle al convegno di Kyoto nel 2003.

 

Cultura

 

a) Aspetti considerati

L'aspetto culturale è stato trattato a partire dal punto di vista del retaggio culturale delle popolazioni andine e dal rapporto di questi popoli con la vegetazione e l'ambiente, così come dell'importanza che quest'ultimo elemento ha per la gestione delle comunità e per lo sviluppo. La cultura e le relazioni sociali delle comunità potrebbero essere il supporto decisivo per il successo di metodi moderni di apertura dei mercati. Due relazioni hanno trattato il tema della concezione del proprio ambiente da parte delle popolazioni locali. In particolare è stata evidenziata la dimensione della spiritualità e del suo rapporto con le regioni di montagna e dei diversi modi di entrare in contatto con le risorse delle regioni attraverso certi settori dell’ambiente. Infine si è parlato dell'importanza dei territori come base culturale

 

b) Aspetti da considerare

Il tema della cultura, soprattutto nel contesto andino, è un tema ricorrente. Sarebbe importante discutere di aspetti come ad esempio la concezione delle montagne, il loro simbolismo e l'importanza nella formazione della identità sociale della gente di montagna. Altrettanto rilevanti i valori impliciti nella vita di montagna, la conoscenza dei cicli vitali delle montagne, gli aspetti etnici come la varietà delle popolazioni montane, il cui retaggio culturale potrebbe diventare una fonte di sviluppo sostenibile. La cultura locale e la gestione a livello locale sono strettamente connesse.

 

c) Spunti per politiche e programmi

L'elaborazione di politiche e proposte per dare vita a iniziative culturali richiama la nostra attenzione sull'esigenza di un dibattito esaustivo circa l’opportunità di brevettare conoscenze ancestrali e tradizionali. Questo infatti implicherebbe la presenza di un supporto finanziario con il rischio di banalizzare e limitare il patrimonio culturale stesso. Ciò su cui si dibatte è se sia giusto utilizzare un'ottica per così dire mercantilistica e se l'atto del brevettare permetta davvero a queste culture di sopravvivere. Proposte  valide d'azione devono inoltre partire dal presupposto per cui il processo di cambiamento deve essere portato avanti nel rispetto dei territori e delle culture ancestrali.

A livello regionale vi è una conoscenza limitata dell'ambiente montano, della vita in queste regioni e del modo in cui convivere con esse. Inoltre accade spesso che abitanti delle aree di montagna non percepiscano se stessi come tali e che si considerino tali solo coloro che vivono ad alte quote. Sarebbe opportuno portare avanti un'opera di sensibilizzazione e una riaffermazione della cultura tra la gente di montagna. Ciò contribuirebbe al riconoscimento della presenza, dell'esistenza e dell'importanza di questi territori e delle popolazioni all’interno delle loro nazioni.

 

Economia

 

a) Aspetti considerati

Il tema dell'economia è stato affrontato in modo prioritario in relazione alle varie problematiche quali la povertà, la questione demografica e all'incidenza dei cambiamenti in atto. Attività economiche tradizionali quali quelle legate ai pascoli, alle estrazioni minerarie, allo sfruttamento delle erbe aromatiche, delle risorse vegetali e all’irrigazione sono state analizzate in casi concreti a seconda del loro potenziale nell'ambito della sostenibilità. Lo stesso è successo per quanto riguarda attività quali il settore della “nuova economia” come il turismo e l'ecoturismo. Due relazioni hanno trattato temi relativi all'impatto dei disastri naturali, altre due relazioni si sono soffermate sulla valutazione delle risorse e un'altra ha parlato del campo politico e delle sue interconnessioni con la problematica dello sviluppo.

 

b) Aspetti  da considerare

La ricerca di alternative per lo sviluppo sostenibile è un argomento prioritario alla luce della costante svalutazione delle regioni di montagna. Molti prodotti locali di alta quota e l'eredità genetica stessa sono adesso minacciati di estinzione o di perdita d’interesse sui mercati. La montagna non è solo quella di alta quota. Non è stato detto nulla su altre zone di montagna densamente popolate come i centri urbani. La valutazione e l'analisi delle risorse è stata molto incerta.

 

c) Spunti per politiche e programmi

Tutte le alternative sono interessanti quando si ha a che fare con territori diversificati come quelli montani e con gli insediamenti umani. Sono necessarie strategie politiche? E’ necessario tradurre in valori monetari, come risulta dalle indicazioni riguardanti i valori economici dei servizi ambientali?

La proposta deve includere elementi in cui si integrino aspetti sociali, politici e culturali. E’ anche importante che tale integrazione sia il risultato di un processo democratico che coinvolga tutti i livelli, sia sociali sia economici e politici, dai settori pubblici e privati, alle comunità delle aree montane, fino agli insediamenti a bassa quota. Una sorta di discriminazione positiva potrebbe essere utilizzata nei confronti delle popolazioni emarginate. Indirizzare la produzione montana sul mercato non ha dato risultati buoni come ci si attendeva, sia in vista del mantenimento dei livelli di produzione e degli stock di risorse, sia in vista dell’attribuzione di valore alle risorse stesse o della garanzia della continuità di risorse vitali come la terra a favore della gente di montagna. E’ necessario rafforzare il ruolo dello stato per bilanciare le crescenti mancanze dovute ai processi di globalizzazione dell’economia e della società. Alla luce dell’aumento della popolazione e della richiesta di risorse montane, così come di risorse culturali, è importante fornire alternative di valore per la gestione e la pianificazione di aree suscettibili a ulteriore distruzione o minaccia. Gli aspetti di contaminazione presenti nei sistemi culturali e sociali delle società andine, quando sono percepiti come elementi esterni positivi, potrebbero contribuire a rilanciare la competitività delle risorse montane, grazie alla loro unicità e irriproducibilità.

 

Rischio

 

a) Aspetti considerati

In due relazioni il rischio è stato considerato in relazione all’elemento acqua, mentre in presentazioni più specifiche è stato esaminato in riferimento ai movimenti sismici e alla costruzione inadeguata di strade in altitudini. Le attività minerarie porteranno a un utilizzo esasperato di acqua, oltre che all’inquinamento. In aree in cui la popolazione è stata violentemente e largamente spinta dalla campagna alla città i nuovi insediamenti sono diventati soggetti a disastri naturali.

 

b) Aspetti da considerare

I rischi naturali relativi alla orogenesi si traducono in attività sismiche e vulcaniche così come in quelle legate al fattore gravità. Essi sono inevitabili, ma è importante prevenirli.

Per la stessa ragione analisi sistematiche e rinnovate sono sempre indispensabili per poter prevenire le conseguenze. L’irregolarità dei rilievi, la presenza di pendii e i vari stravolgimenti idrogeologici, tra gli altri, causano rischi costanti per l’uomo, per l’agricoltura e le altre attività urbane. Non sono soltanto il gelo e gli smottamenti a produrre la presenza del fattore rischio, ma anche fenomeni naturali di erosione dei pendii. Gli ecosistemi montani sono particolarmente sensibili ed è quindi urgente realizzare inventari sistematici della loro fauna, flora e vegetazione, in modo da avere una più ampia conoscenza della vulnerabilità di tali ecosistemi. I rischi antropici sono invece causati dall’aumento delle diverse attività umane assieme all’uso indiscriminato dello spazio e delle risorse e anche da un eccessivo sfruttamento turistico e agricolo. Le necessità peculiari degli ambienti montani così come la loro fragilità implicano costi maggiori e sono anche oggetto di concezioni culturali che dovrebbero essere riviste. Le città di montagna meritano un trattamento particolare, che incrementi la conoscenza delle loro caratteristiche e consenta di prevedere rischi di maggior impatto a causa dell’alto livello di concentrazione della popolazione.

 

c) Spunti per politiche e programmi

Oltre a una migliore pianificazione spaziale, è necessario promuovere politiche e programmi di prevenzione in modo da aumentare il livello di consapevolezza sui diversi rischi, sia attraverso campagne pubbliche, sia tramite programmi di formazione per adulti e bambini. Politiche per la diminuzione degli effetti di tali rischi devono essere pensate in modo rigoroso e applicate in considerazione della valutazione dell’impatto ambientale, cui devono seguire controlli sistematici, specialmente nei lavori pubblici e in territori nei quali l’ambiente ha subito delle modifiche a causa della presenza dell’uomo. La riduzione di vulnerabilità deve essere una parte importante nei programmi di prevenzione. Vi sono anche rischi sociali, come la costante perdita d’importanza a livello demografico della popolazione montana. L’emigrazione di personale qualificato e lo spostamento di capitali e servizi sono fenomeni frequenti. La perdita di identità culturale e di coesione sociale presenta ulteriori difficoltà per un'evoluzione e per lo sviluppo.

 

Politica

 

a) Aspetti considerati

Il settore "politica" è stato trattato riguardo la gestione e la manipolazione degli spazi, dei bacini o delle risorse quali la vegetazione. In alcuni casi il tema “politica” è stato trattato nella sua connessione con lo sviluppo dell'ambiente o di attività specifiche come il turismo, la gestione dei parchi e dei paesaggi. Temi considerati prioritari come progetti per lo sviluppo o la tutela sono stati invece messi in secondo piano. E’ stato trattato il tema molto recente della importanza di connessioni elettroniche nella regione, mentre una relazione si è occupata di formazione in generale. La presenza di reti di comunicazione sta contribuendo a generare una comunità di pensiero e azione. I temi di ricerca scientifica in ambiti non sociali sono vari, senza una tendenza specifica resa evidente. Tale è il caso degli studi sulle precipitazioni, sulle brezze dei laghi, sulle glaciazioni, sulle radiazioni ultraviolette, sull'inventario di uccelli e sulle risorse integrate, sulle variazioni climatiche o sulla registrazione palinologica del clima.

 

b) Agenda di questioni in sospeso

È necessario produrre un programma di studi sulle tematiche montane non soltanto per richiamare l'attenzione e stimolare maggiore preoccupazione sui vari problemi, ma anche per generare una consapevolezza a livello accademico circa la loro rilevanza. È necessario  riunire gli sforzi degli enti che si occupano di tali problemi, attraverso gli studi dei loro ricercatori e gli interessi e le preoccupazioni delle Comunità montane, ma anche attraverso una rete di istituzioni, discipline e programmi supplementari e comparativi sui diversi paesi nella regione. A tale scopo CRICYT si propone come ente il cui il ruolo sarà quello di coordinare tali interrelazioni, in modo da legittimare e promuovere un programma di ricerca scientifica sulle montagne, il territorio e i loro abitanti. Per realizzare tale legittimazione, per ottenere il supporto dell’opinione pubblica e per riunire gli scienziati e i bisogni collettivi è necessario che vi sia una politica promozionale e di comunicazione diretta all'opinione pubblica. L'importanza delle organizzazioni locali per uno sviluppo adeguato è stata trattata in modo quasi accidentale, malgrado il fatto che in alcune relazioni sia stata fatta presente la sua importanza. Una riflessione integrata sulla montagna risulta necessaria. Essa contribuirebbe in parte a realizzare una visione globale degli insediamenti andini di montagna e a renderla nota a livello mondiale. Sarebbe anche molto utile un dizionario delle montagne dell’America Latina, contenente aspetti relativi a territori e abitanti, da aggiornare con frequenti e  periodici convegni.

 

c) Elementi di politiche e programmi

E' particolarmente necessaria la definizione di politiche e proposte di attività per le montagne. Nonostante sia stata considerata pertinente la creazione di un gruppo informale per elaborare le proposte e tenere sotto controllo la loro compatibilità con gli accordi internazionali, la discussione su questo punto è stata rimandata ad altre occasioni. E’ necessario ricorrere al supporto pubblico e privato per portare avanti un essenziale lavoro di ricerca, per la formazione di risorse umane e per una maggiore circolazione di informazioni. Molti argomenti sono stati considerati prioritari per la determinazione di politiche e proposte a vari livelli: ad esempio rischio, risorse, tutela, pianificazione territoriale, prevenzione, relazioni tra sviluppo locale e globale. La perdita d’identità delle popolazioni di montagna e l’aumento della loro povertà indicano la necessità di politiche specifiche. Considerando l’esistenza di mine antiuomo in diverse aree del confine tra Cile, Argentina e Bolivia, è stata avanzata la proposta che i governi e le agenzie internazionali dedichino più attenzione a queste aree. Sono state avanzate proposte soddisfacenti per l’integrazione tra i paesi e i popoli. Comunque è necessario portare avanti studi più approfonditi e critici circa il processo di integrazione nel contesto del WTO e di ALCA, visto che è possibile che si verifichino difficoltà per lo sviluppo autonomo e ostacoli che provengono da condizioni specifiche locali.

 

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