La proclamazione dell’Anno Internazionale e la nascita del Comitato Italiano per il 2002 - AIM
Nel novembre del 1998 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2002 Anno Internazionale delle montagne, accogliendo le indicazioni emerse nel corso della Conferenza sull'Ambiente e lo Sviluppo che si tenne a Rio de Janeiro nel 1992 e invitando la FAO a dirigere e coordinare l’agenzia per l’organizzazione dell’Anno Internazionale, in collaborazione con: i Governi, UNEP, UNDP,UNESCO e tutte le altre organizzazioni attinenti del sistema Nazioni Unite e organizzazioni non governative. Il "Vertice della Terra" di Rio De Janeiro ha rappresentato un momento fondamentale per la presa di coscienza dell'importanza dei problemi e dell'importanza delle aree montane, così come di tutti gli altri ecosistemi mondiali.
Il significato storico della Conferenza si è concretizzato in un documento, l'Agenda 21, firmato dai rappresentanti di 181 paesi membri delle Nazioni Unite, che propone le strategie di intervento per la protezione dell'ambiente e lo sviluppo umano sostenibile nel ventunesimo secolo. Il Capitolo 13 dell'Agenda è interamente dedicato alla "Gestione degli ecosistemi fragili - Sviluppo sostenibile delle montagne".
La motivazione di fondo del Capitolo, ribadisce la fondamentale importanza delle aree montane sotto i più diversi aspetti, da quello economico a quello demografico, ambientale e culturale. Le zone montuose rappresentano infatti più di un quinto delle terre emerse, ospitano circa il 10% della popolazione mondiale, e svolgono un ruolo determinante nell'ecologia del pianeta.
Il vertice di Rio ha dunque segnato l'inizio di un processo a lungo termine, che mira a sensibilizzare l'opinione pubblica e a garantire gli impegni politici, istituzionali e finanziari adeguati per garantire azioni concrete a favore delle aree montane.
In sintonia con questi obiettivi la Conferenza Internazionale "Mountain Research - Challenges for the 21st Century", promossa dall'UNESCO e tenutasi a Bishkek, capitale del Kirghizistan, nel 1996 ha proposto lo sviluppo sostenibile delle montagne come tema di un anno internazionale. L'idea si è presto trasformata in un programma concreto e, nel novembre del 1998, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2002 "Anno Internazionale delle Montagne", affidando alla FAO il ruolo di agenzia leader per la realizzazione del progetto.
Così è nato l'AIM (Anno Internazionale delle Montagne), un'importante sfida, ma soprattutto una grande occasione, con un principale obiettivo di fondo: promuovere la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna, assicurando così il benessere delle comunità montane e delle popolazioni delle pianure.
A questo proposito, le Nazioni Unite hanno chiesto ad ogni paese di creare dei Comitati Nazionali e altri meccanismi per la preparazione, la celebrazione, e i successivi sviluppi dell'AIM.
L'Italia è stata uno dei paesi che si è attivata per prima e il 17 gennaio 2000, a Bergamo, è stato firmato l'atto notarile che ha sancito la nascita ufficiale del Comitato Italiano, di cui il Comitato Ev-K²-CNR è socio, il cui scopo principale è quello di sostenere tutti i progetti e le iniziative, sia italiane che internazionali, nel pieno rispetto degli obiettivi indicati dalle Nazioni Unite.
Obiettivi ONU per l’Anno Internazionale delle Montagne
La Conferenza internazionale "Mountain research - Challenges for the 21st century" del 1996 a Bishkek, in Kirghizistan, ha suggerito lo sviluppo sostenibile delle montagne, come tema di un anno internazionale.
Gli obiettivi sono:
Capitolo 13 dell’Agenda 21
Estratti dal testo originale del Capitolo 13
CAPITOLO 13: AREE PROGRAMMATICHE
A. Sviluppo e miglioramento delle conoscenze sull’ecologia e sullo sviluppo sostenibile degli ecosistemi montani
Basi d’intervento
13.4. Le montagne sono molto esposte allo squilibrio ecologico provocato dall’uomo o dalla natura e rappresentano le aree più sensibili a qualsiasi cambiamento climatico dell’atmosfera. E’ fondamentale acquisire informazioni specifiche sull’ecologia, sul potenziale delle risorse naturali e sulle attività socioeconomiche. Le regioni montane e collinari posseggono una ricca varietà di ecosistemi. A causa dell’andamento verticale, le montagne creano gradienti di temperatura, di precipitazione e di insolazione, e lungo uno stesso pendio si possono incontrare diversi ambienti climatici – tropicale, subtropicale, temperato e alpino – ciascuno dei quali rappresenta un microcosmo con habitat profondamente diversi. Gli ecosistemi montani, peraltro, sono scarsa-mente conosciuti e la creazione di una banca dati montana globale è quindi un elemento vitale per lanciare programmi che contribuiscano allo sviluppo sostenibile degli ecosistemi montani.
Obiettivi
13.5. Gli obiettivi di quest’area programmatica sono:
Intraprendere un’indagine sui differenti aspetti del suolo, foreste, uso delle acque, raccolti, risorse vegetali e animali degli ecosistemi montani, tenendo presente il lavoro delle organiz-zazioni internazionali e regionali;
Creare e aggiornare banche dati e sistemi informativi per facilitare la gestione integrata e la valutazione ambientale degli ecosistemi montani, tenendo presente il lavoro delle organizzazioni internazionali e regionali;
Migliorare e sviluppare la base esistente di conoscenze ecologiche del suolo e delle acque nei confronti della tecnologia e delle pratiche agricole e di conservazione nelle regioni montane del mondo, con la partecipazione delle comunità locali;
Creare e potenziare la rete di comunicazione e un centro d’informazioni per le organizzazioni che si occupano di problemi collegati alla montagna;
Migliorare il coordinamento delle iniziative regionali a protezione degli ecosistemi montani fra-gili, attraverso l’esame di meccanismi appropriati, inclusi strumenti giuridici regionali e altri strumenti;
Promuovere l’informazione per la creazione di banche dati e sistemi informativi in grado di facilitare la valutazione dei rischi ambientali e dei disastri naturali negli ecosistemi montani.
B. Promozione dello sviluppo integrato dei bacini idrografici e di nuove opportunità di Reddito
Basi d’intervento
13.13. Circa la metà della popolazione mondiale è coinvolta in qualche modo nell’ecologia delle montagne e nel degrado dei bacini idrografici. Circa il 10 percento della popolazione mondiale vive nelle zone di montagna a forte pendenza, mentre il 40 percento circa occupa i bacini idro-grafici adiacenti, a medio e basso pendio. Tutte queste aree corrono gravi rischi di degrado eco-logico. Nelle zone collinari degli stati andini dell’America del sud, ad esempio, un’ampia percentuale della popolazione contadina deve fronteggiare il rapido deterioramento delle risorse del suolo; analogamente, le zone montane e gli altopiani dell’Himalaya, dell’Asia sud-orientale e dell’Africa centrale e orientale, che contribuiscono in modo essenziale alla produzione agricola, sono minacciate dalla coltivazione di terreni marginali a causa dell’espansione demografica. A tutto questo si aggiungono, in molte aree, l’eccessivo sfruttamento del pascolo, il disboscamento e la scomparsa della biomassa.
13.14. L’erosione del suolo può avere un effetto devastante sulla maggior parte degli agricoltori che dipendono dall’agricoltura pluviale nelle zone montane e collinari. Povertà, disoccupazione, cattive condizioni di salute e di igiene sono largamente diffuse. La chiave per prevenire ulteriori squilibri ecologici è la promozione di programmi per lo sviluppo integrato dei bacini idrografici con la concreta partecipazione delle risorse umane locali. Occorre un approccio coordinato per la conservazione, mantenimento e utilizzo delle risorse naturali disponibili in termini di suolo, acqua, vegetali, animali e risorse umane. La promozione di nuove opportunità di reddito, inoltre, in particolare attraverso lo sviluppo di soluzioni di impiego che migliorino la base produttiva, avrà un ruolo importante nel miglioramento del tenore di vita della numerosa popolazione rurale che vive negli ecosistemi montani.
Obiettivi
13.15. Gli obiettivi di questo programma sono:
Nell’anno 2000 sviluppare una corretta pianificazione e gestione dell’utilizzazione del suolo per i terreni, arabili e non, delle aree dei bacini idrografici di montagna per prevenire l’erosione del suolo, incrementare la produzione di biomassa e mantenere l’equilibrio ecologico;
Promuovere attività generatrici di reddito, come il turismo sostenibile, la pesca e le attività estrattive ecocompatibili, e migliorare le infrastrutture e i servizi sociali, in particolare per la protezione dei mezzi di sussistenza delle comunità locali e della popolazione indigena;
Individuare soluzioni tecniche e istituzionali per mitigare gli effetti dei disastri naturali sui paesi colpiti, attraverso misure di prevenzione e delimitazione delle aree a rischio, sistemi di preavviso rapido, piani di evacuazione e attrezzature di emergenza.
(Fonte: Nazioni Unite, 1992)
Il ruolo del Comitato Ev-K²-CNR nel 2002-AIM
Il Comitato Ev-K²-CNR è stato Socio Fondatore del Comitato Italiano 2002 per l’Anno Internazionale delle Montagne, assunto come modello per i 72 Comitati degli altri Paesi. In questo contesto, al Comitato Ev-K²-CNR è stata affidata la funzione di coordinamento delle relazioni istituzionali a livello nazionale e internazionale del Comitato Italiano per il 2002–AIM, con enti come il Governo e le Amministrazioni nazionali e le Agenzie dell’ONU quali FAO, UNEP, UNU e UNESCO. Attraverso le sue attività, ha così messo in evidenza l’importanza del recupero della specificità degli ambienti montani in Italia e nel mondo, in particolare in zone di interesse strategico come quella dell’Hindu-Kush, Karakorum e Himalaya. Il ruolo delle Montagne, come bene inestimabile dell’ambiente e della cultura umana, è stato infatti sottolineato con forza dai grandi eventi promossi dal Comitato Ev-K²-CNR, che hanno coinvolto il mondo della scienza, della cultura, dell’economia e della politica italiana e internazionale.
In preparazione per il 2002 – Anno Internazionale delle Montagne, nel triennio 2000-2002, il Comitato Ev-K²-CNR ha predisposto un programma scientifico che raggruppava il lavoro dei più attivi ricercatori d’alta quota ed in aree remote secondo il loro specifico settore di ricerca (Fisiologia e Medicina – Scienze Ambientali – Scienze della Terra – Scienze Umane). I risultati scientifici ottenuti hanno così contribuito al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalle Nazioni Unite per l’ “Anno Internazionale delle Montagna”:
promuovere lo sviluppo sostenibile delle regioni di montagna;
migliorare la qualità della vita degli abitanti delle regioni montane;
proteggere il fragile ecosistema montano.